Gli esseri umani sono animali sociali. Nasciamo in una comunità e viviamo tutta la vita come membri di una o più comunità. I processi di apprendimento negli anni successivi alla nascita consentono di integrarci nella comunità in cui siamo nati, oltre ad acquisire gli strumenti necessari per assimilare le norme delle comunità di cui, più avanti nella vita, faremo parte.
Il linguaggio è il mezzo più importante della comunicazione umana. Per un bambino, la più grande motivazione nell’apprendimento della propria lingua madre è essere in grado di esprimere i propri bisogni, emozioni e pensieri nella maniera più accurata a chi lo circonda, al fine di costruire relazioni più sicure.
Tuttavia, comunicare con le persone è spesso frustrante. Chi non ha mai sperimentato la difficoltà di esprimere a parole i propri pensieri e la delusione di essere frainteso quando alla fine è riuscito a esprimersi? Le arti ci attraggono con la promessa di aiutarci a superare queste difficoltà, inseparabili dalla condizione umana, offrendo modi alternativi di esprimere i nostri sentimenti e pensieri. A dire il vero, le difficoltà non scompaiono a questo punto, sicché la domanda diventa come rendere le esperienze individuali accessibili agli altri attraverso i mezzi di espressione di una certa arte.

Still from On Body and Soul (2017)

Il film è una forma d’arte ricca di stimoli che fa affidamento al linguaggio, ai gesti, alle espressioni facciali, alla composizione e all’organizzazione dello spazio. Tutti questi elementi si dispiegano nel tempo, rendendo il film un’opportunità particolarmente allettante per catturare la complessità dell’esperienza umana. Com’è possibile? Esiste un punto oltre il quale non è più così? Può un film offrire una riflessione sul funzionamento del cervello e della memoria, basata su associazioni e connessioni non-logiche? (Come, ad esempio, nei casi in cui i registi eliminano una narrazione coerente con un principio organizzativo tradizionale, e collocano immagini lungo le enigmatiche connessioni che hanno senso solo per un particolare individuo – proprio come i ricordi tendono ad apparire nella nostra mente.) Sinbad di Zoltán Huszárik è un film che si basa precisamente su queste premesse. Parallelamente, La vergine di Gustav Klimt ignora lo spazio tradizionale e le relazioni anatomiche, trasmettendo l’idea secondo cui l’immagine che vediamo non è un ritratto della realtà, bensì un riflesso dei ricordi che si sovrappongono e si intrecciano nella mente di un soggetto.

Corpo e anima, un film di Ildikó Enyedi, rivela già dal titolo la tensione tra il nostro cosmo interiore e la realtà esterna. I due protagonisti devono superare gli ostacoli imposti dal mondo esterno, ma in parte già da loro accettati, per condividere lo strano legame spirituale che unisce i loro destini, che si manifesta inizialmente nel fenomeno miracoloso di sognare di volta in volta sempre lo stesso sogno.

Still from On Body and Soul (2017)

Un altro antico dilemma che riguarda l’appartenenza a una comunità è la tensione inevitabile tra la visione del mondo e le necessità dell’individuo in contrapposizione alle norme e aspettative del gruppo. Dov’è il confine tra il rispetto delle regole di inclusione e il sacrificio dei propri principi, che si tratti di un individuo o di un piccolo gruppo all’interno di una comunità più ampia?
Chi è isolato o escluso a causa della sua alterità porta sempre con sé un punto di vista speciale, una prospettiva unica dalla quale può osservare il gruppo nel suo insieme, nonché rappresentare una serie di norme e valori alternativi che possono servire quali punti di riferimento per la maggior parte della gente. Il film Brasiliani presenta una situazione del genere con straordinaria empatia e umorismo e, grazie al finale fiabesco, muove una critica severa e sarcastica alla società ungherese contemporanea.