Non basta aprire la finestra
Per vedere la campagna e il fiume.
Non basta non essere ciechi
Per vedere gli alberi e i fiori.
Bisogna anche non aver nessuna filosofia.

Fernando PessoaFernando Pessoa (Alberto Caeiro), 'Poèmes non assemblés', in Oeuvres poétiques, Bibliothèque de la Pléiade, France, 2001, p. 53.

Landscape with Orpheus and Eurydice – Nicolas Poussin (1650)

Che strana poesia è questo breve testo del poeta portoghese! Non basta però aprire gli occhi per percepire l’ambiente intorno a noi? Ovviamente lo possiamo credere, ma quando guardiamo alle opere del passato siamo molto sorpresi di constatare che il paesaggio è qualcosa che appare molto tardi nella storia dell’arte. Se da un lato è vero che sono stati rappresentati fiori, foglie e a volte alberi, da un altro è come se ci siano voluti molti secoli di disegni, incisioni e dipinti affinché gli artisti riuscissero davvero a vedere cosa c’era proprio davanti ai loro occhi: paesaggi urbani o rurali, la natura vergine, il mondo che semplicemente ci circonda, qualunque sia la sua forma.

L’arte in Europa è stata per molto tempo profondamente legata alla religione. Le opere erano create per celebrare Dio e il mondo dell’aldilà. Ma solo a partire dal quattordicesimo secolo e grazie alla generalizzazione dell’uso della prospettiva le opere d’arte si interessano a questo luogo e a poco a poco accolgono tra loro il mondo e i suoi paesaggi. Inizialmente idealizzati e progettati per servire da sfondo a delle scene religiose o mitologiche, i paesaggi acquisiscono gradualmente la loro autonomia fino a diventare un soggetto a sé stante.
Fino al diciannovesimo secolo, i paesaggi venivano dipinti nei retrobottega, attingendo alla memoria e agli schizzi degli artisti. Ma con l’invenzione del treno e dei tubetti di stagno, i pittori possono finalmente dipingere dalla natura, all’interno dello stesso paesaggio che vogliono rappresentare. È questa la rivoluzione impressionista.

The Cliff Walk at Pourville – Claude Monet (1882)

Ma solo perché i pittori si trovano di fronte ai paesaggi non significa che li dipingano così come sono. Ogni sguardo porta con sé un punto di vista, un umore, un’emozione, una volontà. Ogni sguardo è una costruzione. Davanti allo stesso paesaggio, dieci pittori realizzerebbero dieci dipinti diversi. Il mondo è qualcosa che condividiamo, ma non si può dire lo stesso per lo sguardo che gli rivolgiamo, che è per noi assolutamente personale, e quindi, unico. Guardare un’opera d’arte non è mai solo vedere ciò che è rappresentato – il suo soggetto – ma scoprire lo sguardo dell’artista.

Wanderer above the Sea of Fog – Caspar David Friedrich (1818)

Ed è forse quello che cercava di esprimere Fernando Pessoa. Per vedere davvero l’essenza di ciò che è davanti a noi – l’essenza del fiume, dell’albero, dell’erba – dovremmo abbandonare i nostri stati d’animo, i nostri sentimenti, le nostre idee solo per accogliere ciò che percepiamo. Ma è possibile?
Lo abbiamo creduto con l’arrivo della fotografia e del cinema. Grazie agli sguardi di dispositivi che riproducono meccanicamente ciò gli viene presentato. Eppure, nella fotografia e nel cinema, come nella pittura, l’uomo dietro la macchina porta uno sguardo, delle idee, dei punti di vista. L’uomo contamina con la sua singolarità le immagini del mondo. Il cinema documentario, che ci piace pensare come registrazione della realtà, la verità di un soggetto, porta con sé tanta finzione quanto un western. Guardare il mondo è trasformarlo.

Ideal City – Attributed to Fra Carnevale (1480 – 1484)

A seconda dell’epoca, del paese e delle tecniche utilizzate, gli artisti hanno lavorato sulla questione del paesaggio da prospettive molto diverse: il paesaggio come specchio dell’anima per i romantici; il paesaggio selvaggio da conquistare e civilizzare nei western; il paesaggio mitico, riflesso di un mondo perduto; il paesaggio urbano per comprendere i nostri modi di vivere nelle città; il paesaggio post-apocalittico della fantascienza; il paesaggio in pericolo, da rispettare e tutelare nelle opere che affrontano l’attuale crisi ecologica… La rappresentazione del paesaggio porta con sé innumerevoli domande, ma tutte rimandano a una questione fondamentale, quella del legame che ci unisce al nostro ambiente e al nostro modo di vivere il mondo.