Usiamo la parola comunità per riferirci a un gruppo di persone che hanno qualcosa in comune, ad esempio, persone che sono parte di un popolo o di un paese, ma anche persone che hanno in comune degli interessi, delle idee, delle credenze, degli ideali, vale a dire, coloro che condividono e sostengono un modo particolare di vivere nel mondo. Facciamo quindi parte, in diversa misura, di varie comunità: da una comunità biologica a una comunità che condivide uno stesso interesse specifico su internet.
La comunità può essere intesa come un insieme di aspettative, interazioni e comportamenti che gli esseri umani adottano tra loro. D’altra parte, una comunità crea una rete di significati che condividiamo e che ci permette di comunicare attraverso immagini, valori e sentimenti che, essendo di ciascuno, toccano tutti.
Tuttavia, all’interno della comunità esiste una tensione tra una volontà collettiva e la libertà individuale. Ne sono un esempio le storie di Aniki Bóbó e Storia tragica con finale felice, in cui i personaggi principali vivono tra il loro mondo e quello degli adulti (comunità di cui fanno parte anche loro), cercando da un lato di adattarsi, e dall’altro di trovare un posto per sé. Si può dire lo stesso della ragazza che disegna in Il tempo – Passato e presente.

Che cosa forma una comunità e ci permette di stare di insieme? Secondo Michel Maffesoli (Nel vuoto delle apparenze, 1990), talvolta è un’idea di cosa dovrebbe essere; altre volte, è la sensibilità, la comunicazione, l’emozione collettiva. Riconoscersi negli altri è riconoscere ciò che unisce uno all’altro, e questo riconoscimento rafforzerà in ogni individuo i legami di appartenenza con l’altro – qualunque sia la sua identità etnica, nazionale, religiosa o politica. Questa connessione con il tutto, dove il noi diventa più forte dell’io, può essere descritta come sentimento di comunità.

Come i ragazzi sotto il cielo stellato di Aniki Bóbó, anche noi ci interroghiamo sulla vita e sulla morte, e per tutti il cuore della ragazza di Storia tragica con finale felice sarà il simbolo della nostra singolarità. Questo riconoscimento con l’altro è una fonte di comprensione che non implica un consenso o un significato unico – opere come Il tempo – Passato e presente o Domain Field invitano lo spettatore a trovare la propria narrazione. Ognuno è invitato a esprimersi, a dare un senso. Essere parte di una comunità non significa lasciare da parte la nostra individualità, il modo in cui pensiamo e interpretiamo il mondo. L’arte aiuta la comunità ad affrontare i conflitti e le differenze che esistono al suo interno, nello specifico grazie all’artista che esprime la propria visione del mondo, offrendo alla comunità «altre realtà, altre forme del senso comune, ossia altri sistemi spazio-temporali, altre comunità di parole e cose, forme e significati.»Jacques Ranciére, Lo spettatore emancipato, 2008.